La confraternita dell’Addolorata a Bruges (Belgio) in un saggio del 1904
“La Confraternita dell’Addolorata a Bruges. L’ordine dello Stimmatizzato di Assisi ha sempre reso un culto speciale ai dolori di Gesù e di Maria; e il beato Iacopone da Todi (+ 1306) non fece altro che esprimere i sentimenti che animavano tutto il suo Ordine, dotando la sacra poesia dello Stabat Mater, l’omaggio più bello che fu reso alla Regina dei Martiri.
Non sorprende quindi che si debba in parte attribuire ai francescani la rapida diffusione di questa devozione in Belgio, e soprattutto nella città di Bruges, così devota da sempre all’Ordine di San Francesco.
Cercheremo di mostrare questa azione dei francescani e soprattutto di incoraggiare questa bella devozione, così fiorente nei tempi passati.
La storia della Confraternita di Bruges è chiaramente divisa in tre periodi, separati da periodi di rilassamento, seguiti ogni volta da un nuovo slancio di generosità.
PRIMO PERIODO (1492-1625).
La devozione ai dolori di Maria non è recente. Secondo una lontana tradizione, è antica quanto la Chiesa, e l’apostolo San Giovanni, il primo, venerò il martirio della Madre di Dio. Sempre a partire dal XII secolo (1233) venne istituito l’Ordine dei Servi appositamente in onore delle sofferenze di Maria. Fu il priore generale di quest’Ordine, San Filippo Benizi († 1285), a diffondere questa devozione in Belgio nel 1272; ma è diventata soprattutto molto popolare dopo che il Concilio di Colonia (1423) istituì una festa annuale con messa e ufficio in onore delle sofferenze di Maria.
Poiché la compassione della Beata Vergine inclina maggiormente il suo cuore verso le afflizioni del genere umano, questa devozione si sviluppò soprattutto verso la fine del XV secolo, periodo tormentato dalla guerra civile e dalla povertà generale.
Maria di Borgogna morì nel 1482, lasciando due figli piccoli: Filippo e Margherita. Massimiliano I, vedovo della defunta, convocò un’assemblea generale a Bruges (1482) per essere riconosciuto tutore dei suoi figli.
Ma i fiamminghi conoscevano troppo bene i suoi piani ambiziosi perché l’accordo potesse essere raggiunto. Da lì, una guerra civile durata dieci anni, che portò scompiglio soprattutto nella città di Bruges. Mentre le truppe di Massimiliano infestavano l’intera regione, il commercio della Venezia del Nord decadde a vantaggio di Anversa. Nel 1490, la città, circondata da ogni parte, era ridotta alla fame e gli sfortunati abitanti si lamentavano: «Ahimè! Bruges non è più una città di commercio, ma un covo di briganti; Per noi è finita, a meno che Dio non abbia pietà di noi! ».
L’aiuto divino, infatti, non tardò ad arrivare e sarà Maria ad ottenerlo.
Uno zelante sacerdote, mastro Jean van Coudenberghe, segretario del giovane conte Filippo, fece collocare una copia della Vergine di San Luca nelle tre chiese che dipendevano da lui, quelle di Abbenbroek (Olanda), Reimerswalle (Zelanda) e San Salvatore in Bruges. I dipinti erano accompagnati da una dozzina di versi, che raccontavano le sofferenze della Beata Vergine. Questi versetti, notiamolo, sono il primo documento conosciuto che distingue nel martirio di Maria sette dolori principali, numero poi adottato dalla Chiesa Universale.
Allo stesso modo, furono gli artisti fiamminghi i primi a diffondere le statue della Madonna delle Sette Spade. Prima di loro i dolori di Maria venivano onorati in generale, senza menzionarne il numero, poiché del resto erano il più delle volte considerati innumerevoli; altri sapienti espressero, del resto, la stessa idea, riconoscendo un solo dolore, che l’afflisse tutta la sua vita mortale.
Altri ancora specificarono di più: Sant’Anselmo ne citò cinque, Padre Francisco, O. P., quindici, Sant’Ilario, sedici, e Alain de la Roche centocinquanta, che vanno onorati, disse, recitando le centocinquanta Ave Maria del rosario.
Fu quindi a Bruges che la Madre di Dio fu invocata per la prima volta sotto il titolo di Nostra Signora dei Sette Dolori; e lo fu soprattutto dai Frati Minori e dai mercanti fiorentini, che a quel tempo erano ancora numerosi a Bruges.
Questa devozione fu come una scintilla, dice lo storico Van de Kerckhove, che provocò un bel incendio. E dal 1518, Carlo V poté scrivere a Jean van Coudenberghe, che la confraternita, istituita solo pochi anni prima nella chiesa di San Salvatore, era già famosa presso tutti i popoli e che risplendeva ovunque attraverso miracoli e prodigi.
Gli inizi di questa confraternita furono però molto modesti; ma non appena il giovane principe Filippo seppe che Jean van Coudenberge l’aveva stabilita a Bruges, desiderò fortemente accrescere questa devozione, i cui frutti salutari vide a Mechelen, dove si era rifugiato. Dopo aver consultato due illustri teologi e aver ottenuto l’autorizzazione dall’ordinario – allora mons. David di Borgogna, Vescovo di Utrecht – Filippo volle essere egli stesso presidente della confraternita (1492), e tale rimase fino a quando divenne poi re di Spagna.
Lo ha fatto, racconta mons. Christophori, indubbiamente con la speranza che, onorando i sette dolori della Madre di Dio, i suoi e quelli del suo popolo venissero diminuiti per la sua intercessione.
Non si sbagliava: la pace fu conclusa definitivamente il 12 ottobre dello stesso anno 1492: primo frutto della devozione alla Madonna dei Sette Dolori. Dio mostrò in questo modo quanto gli piacesse questo culto dei dolori di sua Madre.
Quindi il fervore non fece altro che aumentare.
La grande solennità con cui fu celebrata la festa della Madonna dei Sette Dolori il sabato precedente la Domenica delle Palme, l’istituzione nella chiesa di San Salvatore di una messa e del saluto quotidiano, l’ottenimento di numerose indulgenze, la presentazione di messe, uffici, preghiere, meditazioni, ecc. dei Frati Minori e di altri quattro Ordini: tutto ciò testimoniò mirabilmente l’ardente zelo dei fedeli e pellegrini, provenienti dai paesi più lontani per implorare a Bruges l’aiuto della Regina dei martiri. L’entusiasmo diventò generale: i sacerdoti compongono uffici e messe di Nostra Signora dei Sette Dolori, subito musicate da illustri artisti; i teologi scrivono sermoni in suo onore e confutano i suoi avversari.
Jean Smeeckim e Jean Percheval di Bruxelles compongono una morale in versi fiamminghi, per dimostrare attraverso gli scritti dei Santi Padri, che la devozione in generale e la confraternita in particolare erano impeccabili.
Due strumenti dello spirito maligno, il Nemico di ogni Bene e l’istigatore del Male, discutono sui mezzi più efficaci per impedire lo sviluppo della confraternita. Il primo appare furioso per tutto il bene che deriverà da questa associazione, mentre l’altro si attribuisce tutti gli artifici usati dagli avversari della devozione. Il canonico Henri Maes fece una composizione simile, ma di vasta erudizione e applicando alla Madre dei Dolori tutte le figure dell’Antico Testamento.
Nonostante lo spettacolo durasse cinque ore, Filippo volle presenziare con tutta la sua corte; la folla era troppo grande perché la grande piazza di Malines potesse contenerla.
La sorella di Filippo, Margherita d’Austria, tanto famosa per le sue sventure e ancor più per la sua fermezza di carattere, onorò con un culto speciale la Madre di tutti coloro che soffrono.
Avendo saputo che Jean Van Coudenberghe stava redigendo la storia della confraternita, si affrettò a scrivergli. «Avendo conosciuto il vostro piano, disse, ci è dispiaciuto che voi ci abbiate dimenticato nel vostro opuscolo. In verità, non abbiamo meno devozione alla Madonna dei Sette Dolori di chiunque altro».
Il libro di Jean van Coudenberghe fu pubblicato l’anno successivo (1510) in tre lingue; contiene il racconto di duecentodieci miracoli, tra cui la resurrezione di dieci morti.
Solo due di questi miracoli sono avvenuti a Bruges; gli altri avvennero quasi tutti in Zelanda. Forse era così, dice Colvenier, perché potessimo vedere chiaramente la differenza tra il cattolicesimo e la cosiddetta Riforma, che presto sarebbe stata introdotta in Olanda; infatti, secondo un protestante dell’epoca, nessuno degli apostoli della Riforma era capace di guarire neppure un cavallo zoppo.
Tuttavia, le devastazioni del protestantesimo non si limitarono all’Olanda. La Chiesa di San Salvatore a Bruges fu trasformata in un tempio della Riforma. Questi sforzi dell’eresia si unirono alle guerre che ben presto sconvolsero il Paese, e inferse un duro colpo alla confraternita e anche alla pietà popolare in generale.
Inoltre, dopo alcuni anni, “Notre-Dame des Sept-Douleurs” si ritrovò quasi completamente abbandonata. Fu solo nel 1625 che la devozione doveva rinascere.
SECONDO PERIODO. Dal 1625 fino a dopo la Rivoluzione francese.
Nel frattempo nel 1592 i Cappuccini si erano stabiliti a Bruges; la devozione ai Sette Dolori non tardò a rinascere e svilupparsi.
Infatti, su richiesta della principessa Isabella, monsignor Christoffels (Christophori), vescovo di Bruges, stabilì nel 1625 che d’ora in poi ogni anno prima della domenica delle Palme si celebrasse un triduo solenne. In virtù di questo decreto, il venerdì, tutto il capitolo di San Salvatore, il decano e il vescovo o altro prelato a capo, accompagnavano la statua di Madonna dei Sette Dolori, che i Cappuccini trasportarono dalla loro chiesa alla Cattedrale, e per tre giorni di seguito vi furono le prediche dei nostri Padri, la messa ed il saluto solenne.
Ma ciò che era più notevole fu, senza dubbio, la processione domenicale, organizzata dai Cappuccini, e celebrata in tutta la regione. Si apriva con la croce dei Cappuccini, poi venivano numerosi penitenti, che portavano teschi e simboleggiavano la debolezza umana, la brevità della vita, la caduta originaria, la lotta tra la carne e lo spirito, i castighi del peccato, tra cui la guerra, la carestia, la peste, eccetera. Quindi, la processione vera e propria rappresentava la maggior parte delle scene della passione di Gesù Cristo e dei dolori di Maria, spesso interrotta da altri gruppi di penitenti, a volte fino a 700, che portavano teste di morto o una grande croce. Infine, precedendo il Santissimo Sacramento, i Cappuccini con la celebre statua chiudevano il corteo.
La Regina del Cielo ricompensò presto questa grande pietà degli abitanti di Bruges. Una terribile pestilenza aveva invaso la città (1666-1696). I Frati Minori Cappuccini andarono ad affrontare il flagello, senza preoccuparsi del sacrificio né dei pericoli. Al servizio di tutti, mentre tutti fuggivano, si incaricarono di custodire quasi da soli il luogo del martirio. Cinque religiosi morirono al servizio degli appestati, nel luglio e nell’agosto del 1666 e altri due nel 1669. Tra i nostri Padri che non caddero, vittime della loro dedizione, il più famoso è senza dubbio padre Melchiorre di Menin. Convocò il popolo ad una solenne processione in onore dell’Addolorata, e qualche tempo dopo, il 10 novembre 1669, dopo aver curato l’ultima vittima, poté deporre sull’altare di Maria una pubblica testimonianza di riconoscimento: il bastone rosso sormontato dalla croce, distintivo di chi curava gli appestati.
Ahimè! fu uno degli ultimi bei giorni della confraternita. Perché, se si esclude il secondo centenario, celebrato nel 1682, in questo periodo non accadde nulla di degno di nota.
Il terzo centenario non fu celebrato; dopo vari periodi di soppressione, motivate dall’oppressione degli eretici e da difficoltà civili, la celebre processione fu definitivamente abolita da Maria Teresa nel 1778.
Durante il nefasto periodo che seguì, i rivoluzionari cercarono a lungo di distruggere la famosa statua; ma fu inutile, perché al posto dell’artistica testa di cera era stata messa una testa di legno, che si salvò, e che è ancora venerata nella chiesa di rue Sainte-Claire.
L’ULTIMO PERIODO. Dalla Rivoluzione francese ai giorni nostri.
Il tempo non è riuscito a riparare tutte le devastazioni della Rivoluzione; anche la celebre processione non è stata più ristabilita. Nel 1836, però, i Cappuccini ottennero il permesso di trasferire nuovamente la loro statua nella cattedrale durante il triduo; e anche questa abitudine venne meno, non appena i Padri si stabilirono in rue Sainte-Claire. Tuttavia, la terza domenica di ogni mese, viene portata in processione all’interno del cortile della chiesa e rimane solennemente esposta su un trono speciale durante l’ottava della festa della Nostra Signora di settembre e durante il triduo della Settimana Santa. Gli altri giorni dell’anno riposa nella cappella laterale, dove resta sempre oggetto della venerazione dei fedeli”.
Traduzione di P.I.M., di La Confrérie de Notre-Dame des Setp-Douleurs à Bruges, di X, 1904.
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